INTERSECTION

PAOLO MAGGIS – VANESSA PEY

17 SETTEMBRE – 14 OTTOBRE 2023

OPENING SABATO 16 SETTEMBRE ORE 21

di Gabriel Virgilio Luciani 

Una reazione o un intervento? Una sovrapposizione o una giustapposizione? Un’evaporazione o una dissoluzione? Intersection è un progetto di collaborazione tra Vanessa Pey (Tarragona, 1973) e Paolo Maggis (Milano, 1978). Cerca di individuare una serie di legami tra la videoarte e la pittura; entrambi condividono il fascino per la corporeità, lo sguardo voyeuristico, l’ossessione per la figurazione e l’ambiguità anatomica. Diversi tipi di intersezioni si verificano nelle proposte del duo artistico: intersezioni tra volti, corpi, gesti, sguardi… intersezioni tra il video, l’immagine registrata, e le anatomie e le atmosfere dipinte a olio… intersezioni di luce… intersezioni di ego, stili ed approcci al medium artistico…. L’immagine, il dipinto, sono essi stessi intersezioni di realtà diverse. Il dispositivo interviene su ciò che normalmente percepiamo attraverso stratificazioni che generano collage, versioni di corpi, frattali di volti, contorsioni di esistenze… e se le immagini distorcono intrinsecamente la realtà, perché non esagerare la loro distorsione? Entrambi gli artisti optano per un gioco lirico che consiste nel girare volti e corpi, invertirli, torcerli, generando nuove melodie da angolazioni insolite. L’intersecarsi nel loro caso segnala che un processo diventa un’unità unica a partire da approcci multipli. Detto questo, intersecare può anche significare fondere ma mantenere l’autonomia, attaccare ma rispettare le frazioni. In Intersection vediamo questa danza che oscilla tra unicità e separazione, armonia ed attrito, essere uno e multiplo allo stesso tempo. Questa fusione di ego implica anche la volontà di creare una comunanza: come trovare una sintonia, un’armonia nonostante l’essere due? Come diventare uno? Come generare immagini universali e vive? Qui osserviamo masse e forme che sono corpi liquidi e forme che sono state intersecate da circostanze, da esplosioni esterne, da sovrapposizioni. Ma restano corpi liberi. Nella loro distorsione risiede la loro potenzialità… il potere di diventare secondo il loro stato. Poi, interviene l’occhio che li osserva; una seconda distorsione attraverso un’intersezione esercitata dallo sguardo esterno. Gli artisti ne propongono una ed il pubblico la amplifica. L’ambiguità, il gioco ottico, il ribaltamento, esaltano la capacità ritmica e affettiva delle immagini. Intersection ci invita a inserirci, a intersecarci. Intersecare le immagini risveglia la loro latenza ed elasticità. Le rende più simili a noi e noi più simili a loro. Anche noi siamo capaci di convergere, cambiare, danzare, diventare, separare, dividere, contrastare, armonizzare, distorcere. Il collage è come carne viva resa con la pittura perché composta da vari tessuti, ossa e organi. Maggis e Pey si intersecano con lo spazio, fanno combattere pittura e proiezione, si contraddicono, sono unici, hanno la libertà di separarsi ed, allo stesso tempo, diventano un corpo transitorio e malleabile: un insieme di immagini contrastanti provenienti da fonti diverse che condividono il desiderio di essere una cosa sola ma sono consapevoli dell’effimero della loro unione.